Su facebook c’è chi con buona dose di ironia si rivolge persino al nuovo presidente degli Stati Uniti, Trump, chiedendo di comprare l’Akragas; Chi invoca altre intercessioni dall’alto pur di non farla morire, pur di non perdere quella Lega Pro inseguita e conquistata dopo trentanni di sofferenze sportive.
L’oggi è un club destinato alla deriva. Di giorno in giorno quel giocattolo che per cinque anni ha regalato emozioni e divertimento si sta distruggendo. Lo spettro della retrocessione e del fallimento tecnico si concretizza sempre più.
Ma tutti gli attuali protagonisti rivendicano le proprie ragioni. Tutti sostengono di essersi spesi, di aver profuso il massimo sforzo, e di non essere più nelle condizioni di proseguire. Il programma di Tva “Solo Akragas” ha dato voce a tutti consentendo ai tifosi biancazzurri almeno di ascoltare ragioni e pareri di chi è al timone del club.
Il presidente onorario Marcello Giavarini, socio di maggioranza che da novembre ha annunciato il proprio disimpegno finanziario, non vuol più sentirne di sborsare denaro. “Ho dato tanto all’Akragas, adesso visto che non sono gradito dalla città lascio agli agrigentini la possibilità di dimostrare di poter mantenere la squadra in Lega Pro. Un licatese c’è riuscito, aspetto con ansia che gli agrigentini lo dimostrino…”. Giavarini stacca la spina dopo aver consentito all’Akragas lo scorso anno di iscriversi al campionato di Lega Pro, di realizzare alcuni interventi necessari per rendere lo stadio “Esseneto” idoneo ad ospitare le gare di campionato e di farsi carico anche di debiti pregressi. Non lo dice chiaramente ma lascia intuire che qualcosa si è rotto anche all’interno dello stesso gruppo dirigente, ed in particolare con chi lo ha portato ad Agrigento, ovvero l’amministratore delegato Peppino Tirri. Arrivando ad Agrigento aveva promesso la serie B nel giro di qualche anno “ma il venir meno presto degli impegni assunti dagli altri compagni di viaggio non ha consentito di dare seguito al progetto ambizioso”. Giavarini esterna le proprie ragioni così come il presidente del cda, Silvio Alessi. “Da solo non posso continuare. Vorrei ricordare a tutti che da cinque anni lavoro giorno e notte per il bene della nostra Akragas ma adesso non posso più farlo. Sicuramente non sarò il presidente che farà fallire il club ma un ridimensionamento dei costi è necessario ed urgente per concludere la stagione”. Con questo preciso obiettivo ha dato mandato all’amministratore delegato Tirri di procedere ad alcune cessioni di giocatori. Si impone, quindi, una linea ancora più verde all’insegna dell’ulteriore risparmio.
Non ci sarebbero gruppi imprenditoriali seriamente disposti a subentrare ed a salvare l’Akragas. Silvio Alessi ha dichiarato di aver messo a disposizione la documentazione contabile del club, ma finora nessuno ha mostrato interesse concreto. Eppure, Dario Scozzari, agente Fifa e dirigente che lo scorso anno ha contribuito a centrare la meritata salvezza, ha confermato d’aver personalmente fatto da tramite con un gruppo imprenditoriale romano che aveva interesse a rilanciare l’Akragas ma, comprensibilmente, voleva vederci chiaro. “Abbiamo avuto la possibilità di consultare solo una parte del bilancio societario, quello fino al mese di settembre. Ma nel frattempo l’Akragas ha indebolito l’organico, quel bilancio è assolutamente parziale. Pensate che chi vuol comprare sia disposto a concludere una trattativa ritrovandosi con un parco giocatori diverso rispetto a settembre e quindi con inferiori possibilità di centrare l'obiettivo della permanenza in Lega Pro? Spiace constatarlo ma qualcosa non quadra. Indebolire la rosa non mi sembra esattamente la strategia adeguata di chi si dice disposto a cedere una società. La trattativa non può svilupparsi”.
Tutti esprimono le proprie ragioni, così come anche l’ex dirigente Lillo Trupia secondo il quale quanto accade è, in sintesi, “il frutto di una gestione oltremodo dispendiosa. La soluzione? Giavarini, Alessi e Tirri dovrebbero continuare l’impegno ottenendo la permanenza in Lega Pro. Se l’Akragas retrocede finisce tutto, ad Agrigento il calcio muore”.
Tutti hanno le proprie ragioni, convinzioni e supposizioni. E mentre si discute il tempo trascorre inesorabile e con esso le possibilità di salvare la Lega Pro. Si va verso una retrocessione “pilotata”. A meno che non accada qualcosa per impedirlo in extremis. L’Akragas chiede aiuto. Chi risponde?